lunedì 28 settembre 2009

La resistenza nel terzo millennio


Oggi come oggi i fucili e le bombe servono solo nelle guerre in paesi lontani per "esportare la democrazia", il che è già un bel paradosso!

Per la lotta interna invece ci si gioca tutto a colpi di notizie, giornali, telegiornali e televisioni. E internet, fortunatamente.

Così come i partigiani sessant'anni fa, con differenti estrazioni politiche ma uniti in una causa comune, ecco ora giornalisti di centro di destra e di sinistra esporsi in un'arena comunicativa, dichiarando la propria indipendenza prima e dicendo quel che si ha da dire subito dopo. Sembra quasi di sentire un urlo all'assalto e poi parte la carica con baionette e fuoco di copertura.
Si sentono poi i cannoni del nemico in risposta, ad arginare e rintuzzare l'attacco. E' una vera e propria guerra campale nelle pianure dei media.

Siamo quindi alla guerra civile mediatica? A giudicare da quel che si vede, e ad essere pessimisti, si direbbe di  proprio di si.
"I ministri del governo Berlusconi, secondo quello che raccontano al telefono i loro amici, hanno sbarrato per mesi la strada alla promozione di un magistrato che aveva osato indagare su uno di loro. La vittima è l'ex procuratore aggiunto di Bari Marco Di Napoli che nel 2006 aveva chiesto l'arresto di Raffaele Fitto, allora Governatore della Puglia e ora ministro delle Regioni."

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